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Quando il gioco di mani... non è di "villani"
Articolo pubblicato dalla rivista Percussioni nel giugno 01
di Clara Perra

Se la tratta degli schiavi di origine africana ha cambiato totalmente la cultura musicale americana, la massiccia immigrazione dai vari paesi del mondo, assieme all'abbattimento delle distanze, tramite TV ed Internet, stanno cambiando anche la cultura musicale europea.
Molti compositori (anche italiani) hanno già introdotto nelle loro opere membranofoni, idiofoni e cordofoni a percussione di varie etnìe.
Parecchi di questi strumenti (inusuali per la tradizione strumentistica occidentale) richiedono una manualità e una perizia strumentale che non si possono improvvisare. Occorre, quindi, anche una conoscenza della matrice e delle forme musicali originari.
In altre parole un ritorno al passato. Già, perché le percussioni dei nostri progenitori, a partire dal battito delle mani sulle varie parti del corpo, erano suonate con le mani… prima della scoperta delle bacchette.
Fino a pochi anni alcuni strumenti etnici si potevano ammirare solo nei musei oggi si vendono persino nei mercatini rionali.
Quali migliori occasioni per colmare le lacune dei classici, che continuano imperterriti a praticare lo “Stick control” trascurando colpevolmente il… “Manes control”.
Meno male che, alla luce di queste nuove realtà tecniche e musicali, sono sorte molte scuole private, dove si insegnano questi strumenti.
Sarebbe opportuno, però, prevedere, anche nei nuovi programmi dei conservatori una sezione dedicata alla famiglia degli strumenti etnici già acquisiti dalla musica popolare e dall’orchestra classica, per i quali prevedere anche una prova d’esame.
Questo perché anche gli strumenti classici suonati con le mani (tamburello, bongos, ecc.), per i quali è prevista solo una conoscenza nei programmi di studio, a volte vengono poco curati.
Se gli strumenti a fiato sono così immediati, perché si suonano con il respiro gli strumenti “a mano” non sono da meno. Volete mettere il piacere musicale del contatto da pelle a pelle, senza la mediazione del legno?
Anche gli strumenti "tradizionali", comunque, in questi ultimi anni hanno avuto una notevole evoluzione, raggiungendo un livello tecnico e interpretativo impensabile, fino a qualche decennio fa. Conseguentemente, molte scuole musicali europee hanno già istituito corsi, riservati ai diplomati di percussioni, e rilasciano certificati d'idoneità o attestati di concertista.
Speriamo solo che tutti questi concertisti sappiano suonare anche con le mani e che tabla, Djembè, e le popolarissime congas, non rappresentino più degli oggetti misteriosi.
Dal canto nostro, dopo aver già presentato proposte a livello ministeriale, ci stiamo organizzando per offrire agli iscritti SISP corsi e seminari di formazione e aggiornamento professionale. Tali corsi, tenuti da specialisti (tecnici e musicisti) dei paesi originari dei principali strumenti etnici, costituiranno una prima occasione di confronto didattico fra diverse scuole e culture.
Buon lavoro